Alibi, bastonate, latitudine e profezie: il delitto perfetto!

 

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ALIBI

Potrei cominciare parlandovi dell’Unità d’Italia, che invece è stata la colonizzazione del Regno delle Due Sicilie. Potrei parlarvi degli eccidi di quelli definiti in maniera sprezzante briganti, degli stupri, delle città rase al suolo; potrei parlarvi di questo mito dei “mille” che guidati da Garibaldi, come ci hanno inculcato a scuola, senza colpo ferir, hanno unito i nostri popoli. E del perché i libri di storia non accennino in nessun modo alla presenza a largo delle nostre coste della flotta della marina militare inglese durante l’ “unificazione”.

“Per liquidare un popolo si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia.
E qualcun’ altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia.” (Milan Kundera)

E potrei riportarvi il raffronto dei dati economici tra Regno delle Due Sicilie e Regno Sabaudo, del debito pubblico enorme dei Savoia che poi è diventato il debito pubblico del Banco di Napoli. Potrei parlarvi della fiorente industria del Sud d’Italia, della sua propensione ai prodotti di avanguardia, della sua internazionalizzazione. E del suo puntuale smantellamento. Potrei raccontarvi della favola del Sud Italia che senza meriti, senza fatica, per la sola fecondità della sua terra è stato rilegato al ruolo di “giardino d’Italia” dove frutti, grano, ortaggi crescono spontaneamente.

Potrei parlarvi di infrastrutture, del boicottaggio sistematico di porti, ferrovie, strade (col senno di poi meno cemento nei nostri territori) del Sud a favore di quelle del Nord. Potrei parlarvi di Università, di Musei, di scrittori nascosti nelle antologie. Potremmo discutere di investimenti, di emigrazione di talenti, di soldi destinati al Sud che magicamente tornano al Nord. Del numero di dirigenti – di origine Sud – presenti nei consigli di amministrazione delle più importanti società pubbliche nazionali, della composizione geografica dei comitati interministeriali che devono discutere e decidere del federalismo fiscale.

Potremmo, per riassumere, sviscerare ogni dettaglio di quella ben definita strategia, opera di menti “raffinatissime” – per chi mi intende – che ha visto nascere, nutrire, aggravare e continuare a crescere, giorno dopo giorno, sino ad oggi, la cosiddetta QUESTIONE MERIDIONALE. Una strategia che ci ha portato a rinnegare la nostra terra, a credere in una propensione genetica al fallimento.

E ne parleremo, ne discuteremo, approfondiremo.
Sono tutti argomenti da studiare, da diffondere. Tutti argomenti da sventolare nelle piazze e tutti dossier da sbattere con tutto il loro peso sui tavoli che contano.
Ma non possono essere il nostro alibi.

LATITUDINE

PENSATECI BENE, l’idea che va per la maggiore, in Europa, semplificando, è la seguente: l’asse geografico nord – sud determina l’asse dei valori positivo – negativo. Gli scandinavi e la Danimarca sono il top, poi vengono i tedeschi, poi i PIIGS (Portogallo, Irlanda – una sorta di Sud del Regno Unito-, Italia – a sua volta divisa in nord e sud Italia -, Grecia, Spagna), ancora più giù abbiamo il nord Africa e poi l’Africa.
La geografia, e dunque una condizione strutturale, influenza i significati e i valori.
Nord= ordine! efficienza! ricchezza! benessere! onestà! Etc. Etc.
Sud= caos! Inettitudine! Miseria! Povertà! Mafia! Etc. Etc.
Io penso in tutta onestà che questa impostazione sia assurda. Che menti raffinatissime hanno imposto questa impostazione (scusate il giro di parole).

Ma questi continuano ad essere alibi.
Pensate che l’abolizione della schiavitù sia stata una presa di coscienza dei bianchi, improvvisamente illuminati. O sono stati i neri a togliersi di dosso le catene, letterali in questo caso, e a prendersi quello che gli spettava per sacrosanto diritto di natura?

ETICHETTE, PROFEZIE CHE SI AUTO-AVVERANO, BASTONATE.

Sicuramente la percezione di noi stessi, come individui, come popolo, come collettività è la sintesi di numerosi fattori. Quello che mi interessa approfondire è come percepiamo il Sud e come ci percepiamo, non individualmente ma come popolo. Spesso siamo mediamente contenti di noi stessi, del nostro ristretto cerchio di amicizie. Ma altrettanto spesso abbiamo una considerazione mediamente negativa dei nostri popoli. L’orgoglio della propria storia, quello che ci inculcano nelle scuole, la percezione dell’opinione pubblica attraverso i mass media, il grado attuale di civiltà, i prodotti della nostra cultura, la bellezza dei luoghi: COME CI AUTO-definiamo?
In questo processo tutte le situazioni sopra elencate, dalla menzogna della latitudine, alla strategia “raffinatissima” di discredito di tutto quello che è Sud – tutti i nostri alibi – hanno contribuito ad affibbiarci delle etichette.

Ma se a tutto quello che già ci hanno affibbiato, un ruolo di subalternità quasi in tutto, ci aggiungiamo il nostro carico non possiamo che sprofondare. Il ruolo della vittima, il ruolo del perdente, dello sfigato, del “qui funziona così”, il continuare a piangersi addosso senza informarsi, a lamentarsi senza ribellarsi.

Io prenderei la maggior parte dei politici del Sud a bastonate.

Prendete Nicky Vendola. Per lungo periodo l’ho apprezzato come unico politico con un colto e lungimirante punto di vista, con un’idea, una visione del futuro.

Poi ascolti la telefonata con Archinà, responsabile delle comunicazioni del gruppo Riva (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/15/ilva-la-telefonata-choc-di-vendola-risate-al-telefono-per-le-domande-sui-tumori/776892/) dove nell’intimità di una conversazione privata il buon Nicky si inginocchia al Riva di turno – “Dite a Riva che il presidente non si è defilato”.
Chissà se ha fatto la stessa telefonata a tutti i morti di tumore, chissà se si è defilato da loro, dalle loro famiglie.

Mi chiedo come possa il leader di un movimento che si chiama sinistra ECOLOGIA e libertà, anche in buona fede, inginocchiarsi ai padroni del nord, che inquinano l’ambiente del Sud.
La stessa persona che ha portato la Puglia ad essere tra i primi 10 posti da visitare al mondo, a detta di riviste specializzate, che ha portato innovazione (bollenti spiriti), vivacità culturale, enfasi sul turismo, sulla gastronomia, sulla storia, sulle masserie (eh si, chi vive in Puglia deve ammetterlo) a inginocchiarsi alle discariche della Marcegaglia, a strizzare l’occhio al S. Raffaele del Berlusca (prima che fallisse), a scendere a compromessi con i Riva che si rifiutano anche di mettere dei semplicissimi capannoni a copertura delle polveri metallurgiche (e poi vanno dicendo che si tratta di tecnologie costosissime!) che invece svolazzano libere fino a depositarsi nei polmoni dei tarantini.

Un Sud che è lì lì per farcela, ad un passo dallo spiccare il volo, che invece torna indietro NELLA SUA GABBIA, ammaliato dalle catene del fallimento, convinto che quel marchio di inettitudine che ancora brucia sulla pelle, in fondo in fondo sia meritato. Un Sud del vorrei ma non posso.

Sono le nostre azioni a qualificarci, i nostri comportamenti ad indicare chi realmente siamo. E spesso le etichette più difficili da rimuovere, sono quelle che ci appiccichiamo addosso da soli.

Quando non conosciamo o disprezziamo le bellezze che ci sono nel raggio di 15 km (a portata di bici dunque) dal posto in cui siamo cresciuti ma ci sentiamo enormemente fighi per essere stati più volte a Londra, Amsterdam, Berlino.

Quando ci sentiamo cool per aver visto l’ultima mostra dell’artista giapponese che dipinge con il naso ma non ci siamo mai degnati di pagare 3 euro per visitare il museo o la mostra dietro casa.

Quando andiamo in Svezia a visitare i musei dei vichinghi e non sappiamo nulla del più grande museo a cielo aperto del Mediterraneo.

Quando andiamo ai Caraibi a fare corsi di surf, snorkeling e quant’altro ma non abbiamo messo mai piede in Sardegna o spegniamo le cicche di sigaretta nella sabbia delle nostre spiagge, tanto ne sono già piene.

Quando andiamo a visitare campi di concentramento o i ghetti ebraici e non conosciamo nulla dei bombardamenti delle nostre città, delle stragi dei nostri trisnonni avvenute a pochi passi da noi.

Quando lanciamo le carte dal finestrino o per terra (tanto non ci sono abbastanza cestini); quando ci costa fatica separare la plastica, il vetro, la plastica dal resto dell’immondizia ma siamo bravissimi a differenziare i resti del Mc Chicken menu maxi.

Quando diventiamo buddisti e non sappiamo nulla dei monaci bizantini e del loro ruolo nella formazione dei nostri saperi, quando andiamo in Tibet per cercare la pace e non conosciamo il silenzio delle nostre terre. Quando mangiamo sushi a volontà e non conosciamo le capacità antibiotiche dell’olio di oliva.

Quando siamo al Nord come soldatini efficienti e ordinati, torniamo al Sud ed è tutto permesso.

E potrei continuare all’infinito.

Cerchiamo altrove le nostre soddisfazioni, come anime erranti.

E’ in tutti questi momenti che le profezie sui nostri popoli si auto – avverano. È in tutti questi frangenti che, al di là dei nostri – pur solidissimi – alibi, vengono fuori le nostre colpe. E’ la somma delle nostre contraddizioni che determina la nostra identità. Insomma il delitto perfetto (to be continued)

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2 thoughts on “Alibi, bastonate, latitudine e profezie: il delitto perfetto!

  1. solite fregnacce. Intanto al nord i veri indipendentisti vengono arrestati da carabinieri e magistrati meridionali.
    Sud colonia? L’unica colonia al mondo in cui i colonizzati hanno in mano l’esercito la polizia e la magistratura del presunto colonizzatore.

    • Immagino ti riferisca alla stessa magistratura che a Porto Tolle e a Vado Ligure ha ravvisato il disastro ambientale e a Brindisi no!

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