Manifesto

Sud capovolto

Sud capovolto

#QUI RADIO SUD#

Ci sono posti dove ci si abitua o costringe a vivere.
Posti in cui magari potrai avere una nuova vita, hai trovato un lavoro, magari hai messo su famiglia. Posti in cui trovi servizi, infrastrutture, dove trovi organizzazione, eventi, divertimenti, grossi centri commerciali.

Dove, dopo qualche anno, hai trovato degli ottimi amici, una discreta vita mondana, un personale equilibrio. Posti che dopo un po’ ti assorbono con le loro dinamiche e i loro equilibri, posti dove l’alternarsi frenetico di uscite, casa, amici, lavoro, ferie ti assorbe – dopo un po’ ne diventi parte.
Luoghi, cibi, panorami che dopo un po’ cominciano anche a piacerti. Posti in cui la gente è magari anche cordiale.
Posti in cui sei emigrato.

Ma spesso questi posti non hanno il mare o sono bagnati da un mare torbido e stanco. Sono soleggiati, ma da un sole malato e opaco, che non senti tuo. Spesso questi posti hanno treni troppo puntuali e orizzonti troppo circoscritti, magari da monti.
Posti in cui… sarai sempre straniero, ospite.
Posti in cui lascerai le tue energie, le tue forze, Il tuo impegno, i migliori anni e anche le tue tasse.

E poi ci sono pochi posti dove ti sentirai realmente a casa…
…”sei la terra nuda, brulla e arsa che chiamerò patria”…
Ci sono posti dell’anima, posti in cui ci si sente al proprio posto…
Panorami, luoghi, colore del cielo, intensità del sole, profumi, odori, sapori, suoni la cui eco si sovrappone perfettamente alle vibrazioni della propria essenza.
Posti nei quali ci si sente felici per il solo fatto di esserci.
Posti dai quali magari si è stati costretti a fuggire o nei quali magari si è stati costretti a restare.

A volte, proprio questi posti dove sei nato, dove sei cresciuto, dove ci sono i tuoi affetti, la tua infanzia, gli amici di una vita diventano una trappola. Posti che ami ma che ti tengono in ostaggio perché non ti offrono un futuro, un lavoro, la possibilità di portare avanti progetti, posti che sembrano geneticamente perdenti. Luoghi dove non cambierà mai nulla, luoghi dove tutti gli altri, eccetto noi stessi, sono sbagliati. Posti dai quali fuggire sembra l’unica scelta sensata.

Quante le energie, i talenti e le risorse donate ad altri luoghi o quante le potenzialità rimaste inerti e sconfitte al SUD???
Le nostre addizionali regionali e comunali (eh si, per questo hanno inventato il domicilio fiscale) finiscono altrove, i sacrifici dei nostri genitori finanziano altre università. I nostri consumi sostengono industrie, treni, supermarket, locali, ristoranti, mezzi pubblici, spettacoli, locali lontani. Le nostre energie mentali e fisiche accrescono luoghi diversi da quelli che sentiamo affini. O, peggio ancora, le nostre potenzialità, il nostro coraggio si spengono in questi posti diventandone parte del panorama arido.

Da sempre sono stato orgoglioso della mia provenienza geografica. Da sempre considero il Sud Italia come un posto dalle potenzialità enormi. Un mix irripetibile di cultura, popoli, miti, sapori, suoni, odori, ambiente, cervelli, passione e calore.

Ma lo sapevate che il Sud, prima dell’Unità d’Italia, era già unito da quasi 600 anni – con una fiorente industria, i primi treni (e adesso Matera, patrimonio dell’unesco non ha la stazione ferroviaria?), le prime navi, porti, rapporti commerciali internazionali.
E qualcuno sa dell’eccidio di Casalduini? Lo raccontano nei libri di storia?
E qualcuno sa dov’era il centro del commercio del bergamotto (base di tutta profumeria)?
E la funzione dei muretti a secco di cui è disseminata la Puglia? lo sapevate che geologicamente era un pezzo di deserto? E la storia degli ulivi, gli alberi che camminano, la conoscete?

E quante altre cose non sappiamo, quante altre cose non ci hanno raccontato!?
Ma ci sarà un perché il federalismo fiscale lo hanno inventato quelli della Lega Nord….quali le insidie del federalismo?
E I fondi FAS (fondi aree sotto utilizzate) dove vanno a finire realmente?
E I fondi europei non erogati, che denuncia la Commissione Europea, perché sono concentrati al Sud? Chi vuole che non ci sviluppiamo?
E soprattutto perché di tutto questo non ce ne frega niente?

Quante delle persone che conoscete sono solari, ospitali, generose, oneste, argute. E quante di queste caratteristiche sono in qualche modo legate alla terra dove si è cresciuti? …alle vostre famiglie che vi hanno educato in quei posti?

E a quanti di voi, se capita di stare al Nord e vi chiedono…”di dove sei?”…esitate un secondo, quasi vergognandovene, prima di rispondere…
Un atteggiamento più frequente nelle generazioni dei nostri genitori…meno consapevoli, di quanto lo siamo noi, delle bellezze e delle possibilità lasciate alle nostre spalle, lasciate lì a marcire proprio da noi.

L’idea di un sud irredimibile…
Un sud che non è più un luogo…ma una condizione esistenziale. Siamo a sud della Germania, della Svizzera, i paesi del terzo mondo sono a sud.
Il sud in questa eccezione di negativitá…
E se l’universo fosse al contrario, se le mappe geografiche fossero capovolte – se si cambiasse prospettiva?…Come tante cose dovrebbero cambiare prospettiva…

Non é arrivato il tempo in cui dovremmo occuparci NOI del nostro Sud?
Smettendo di fuggire come colpevoli?! Smettendola di piangersi addosso.
E ridare alle nostre terre quello che ci hanno donato e che caratterizza quello che siamo.

E se fosse il sud…territorio per molti versi (ambientale, economico, sociale) ancora vergine ad essere la locomotiva di un rinnovato stile di vita?
E se fossimo noi, al sud, a riportare la speranza a questa Italia stanca e malata, diventandone la locomotiva? Riprendendoci il ruolo e la dignità che un’invasione (questo è stata l’unità d’Italia) ci ha strappato, marchiando i “vinti” di vergogna e infamia.

Un sud dove il lavoro sia un diritto, dove si lavori meno ma tutti, dove il lavoro non sia ricatto; dove il lavoro non divori i giorni, dove il lavoro sia utile ed etico.

Dove l’energia non ci avveleni, dove l’ambiente, l’agricoltura, i paesaggi si completino, dove la raccolta differenziata diventi una risorsa, dove l’acqua resti pubblica. Un sud delle passeggiate, delle scoperte.

Dove gli edifici siano sostenibili, dove si recuperano i centri storici, dove si riusa, ricicla, riutilizza, restaura. Dove l’artigianato, la lentezza, lo stare insieme, la semplicità, gli antichi saperi, i miti e la storia siano il filo conduttore dell’esistenza. Dove la scuola, l’infanzia, la vecchiaia ne siano parte integrante e non stagioni marginali.

Un sud del buon vino, del cibo mediterraneo, del turismo soft, degli sport di libertà, della valorizzazione del biologico, della scoperta dell’arte nascosta e dei luoghi invisibili. Un sud delle suggestioni, delle piazze d’estate, dell’accoglienza, dell’ebbrezza. Un sud della riflessione, del benessere, dell’introspezione personale e collettiva. Un sud di festa.

Un sud che non sia semplice società ma Comunità, dove l’essenza prevalga sulla struttura.
E chissà cos’altro.

Vi consiglio di leggere “giù al sud” di Pino Aprile.
Non é un capolavoro letterario. Ma “resetta” errate convinzioni. Passa in rassegna le eccellenze, passate e presenti del Sud e le iniziative di chi ancora resta e combatte, arricchisce di particolari significativi la nostra storia più o meno recente.

Vorremmo creare una piattaforma di dibattito, informazione e conoscenza. Sul Sud, sulla sua storia, sul suo presente e sul suo futuro.
Cominceremo con un blog (l’unico modo per accorciare le distanze), un gruppo e una pagina Facebook. Magari un account Twitter e Instagram, una rivista Flipboard, un canale You Tube.
La sintesi di questo lavoro, vorremmo diventasse un libro.
Cammin facendo potremmo diventare un’associazione, o magari solo un rifugio di utopie, un gruppo solidale d’acquisto, un movimento, un incubatore di progetti o chissà che altro.

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