Liquori del Sud: Mirto.

Il liquore di mirto (licòre de murta in sardo), detto semplicemente mirto o mirto rosso, è un liquore popolare, in Sardegna e in Corsica, ottenuto per macerazione alcolica delle bacche di mirto o di un misto di bacche e foglie. Nell’accezione comune del termine, il liquore di mirto è ottenuto dalla macerazione di bacche pigmentate mature.

A questa tipologia fa riferimento specifico il termine di mirto rosso, per la colorazione conferita dagli antociani delle bacche. Una tipologia differente è il mirto bianco termine generico con cui si indica sia il liquore ottenuto dalla macerazione di bacche depigmentate sia quello meno comune ottenuto dalla macerazione delle foglie di giovani germogli. Quest’ultimo liquore ha caratteristiche organolettiche nettamente differenti dal liquore di mirto propriamente detto.

La denominazione ufficiale, adottata dalla Regione Sardegna e dall’associazione dei produttori, è quella di Mirto di Sardegna.

Storia

mirto

Come per tutte le tradizioni popolari, le origini di questo prodotto sono antichissime. Il liquore ottenuto dalle sole bacche, o dalle bacche e le foglie, fa parte della tradizione popolare di Sardegna, in particolare la qualità rossa, ritenuta la più pregiata, mentre nella vicina Corsica il mirto, (detto murta in entrambe le isole), veniva usato solitamente come spezia per condire i prodotti di cacciagione. L’introduzione della preparazione del mirto in Corsica si ha ad opera dei banditi di Gallura, che cercando riparo nell’isola vicina, portarono con sé ed oltre mare il prezioso liquore, un tempo proibito da editti o pregoni. In tempi recenti e con il Decreto legge n. 173 del 1998, articolo 8, comma 1, il mirto di Sardegna è stato inserito nell’elenco ufficiale dei Prodotti Tradizionali.

Diverse fonti fanno risalire le origini di questo liquore alla tradizione popolare dell’Ottocento. Nelle famiglie si produceva il vino di mirto dalla macerazione idroalcolica delle bacche mature. Per la macerazione si utilizzava una miscela di alcool e acqua o, più probabilmente, acquavite e acqua oppure lo stesso vino. Al termine del periodo di macerazione all’estratto si aggiungeva zucchero o miele per dolcificarlo. Il prodotto era destinato all’autoconsumo.

Alchimia

Le caratteristiche organolettiche del liquore si devono al passaggio in soluzione degli antociani presenti nella buccia delle bacche, che conferiscono la colorazione al liquore, dei tannini presenti nella polpa, responsabili del gusto astringente, e di composti volatili che conferiscono l’aroma.

Il processo d’invecchiamento, da alcuni mesi fino al massimo di un anno, è determinante sulle caratteristiche organolettiche del liquore in quanto sia gli antociani sia i tannini subiscono delle trasformazioni. In liquore appena preparato in genere ha una colorazione molto scura, tendente al nero con riflessi marcatamente violacei, e un gusto astringente al palato. Dopo diversi mesi la colorazione si attenua e presenta riflessi che tendono al rosso rubino, il gusto è più armonico e vellutato con un’attenuazione dell’effetto astringente dei tannini. Dopo 1-2 anni le proprietà organolettiche degenerano, soprattutto in riferimento al viraggio della pigmentazione verso il bruno.

Il periodo migliore in cui gustare il liquore va dunque dagli 1-2 mesi dopo la preparazione, per chi apprezza la pigmentazione nero-violacea e il gusto astringente, ai 6-15 mesi per chi apprezza un liquore più amabile e vellutato.

Durante il periodo di maturazione in bottiglia può riscontrarsi la formazione di sospensioni, dovute ai tannini, che rendono torbido il liquore. Il fenomeno è negativo perché deprezza la qualità al senso della vista, tuttavia non influisce sulle altre proprietà organolettiche: una volta versato nel bicchiere, il liquore a contatto con l’aria riacquista la sua limpidezza.

Tutela e valorizzazione

L’interesse che il mercato sta rivolgendo a questo liquore ha spinto alcune Case ad associarsi per tutelare e valorizzare il prodotto. Nel 1994 è stata istituita l’Associazione Produttori Mirto di Sardegna con i seguenti scopi: definire uno standard di produzione, di concerto con Centri di ricerca, definire un marchio di qualità, promuovere azioni di tutela.

L’attività si è concretizzata nel corso di poco più di un decennio con le seguenti azioni:

– Caratterizzazione del prodotto con uno standard basato sulle caratteristiche organolettiche e sulle caratteristiche fisico-chimiche della frazione aromatica.
– Definizione di un Disciplinare di produzione riferito alla materia prima, al processo di trasformazione e allo standard del prodotto.
– Istituzione di una commissione tecnica di controllo, formata da rappresentanti delle Università di Sassari e Cagliari e dei produttori, che si occupa dei controlli di conformità al Disciplinare sia sui processi di produzione sia su campioni delle partite destinate al commercio.
– Adozione della denominazione ufficiale Mirto di Sardegna.
– Inserimento del Liquore Mirto di Sardegna nell’elenco ufficiale dei Prodotti Tradizionali (Decreto Legge n. 173 del 1998, Articolo 8, Comma 1).
– Organizzazione di manifestazioni di convegni, esposizioni, iniziative di marketing.

Un ostacolo determinante alla valorizzazione e tutela del prodotto è il mancato riconoscimento del prodotto da parte della Commissione Europea. L’Associazione ha proposto la modifica al Regolamento UE n. 1576 del 1989. Il Regolamento comunitario disciplina le norme relative alla presentazione delle bevande spiritose e alla tutela delle denominazioni legate alla provenienza geografica. L’ultimo aggiornamento del regolamento risale al 1989 e l’Italia è proprio uno dei Paesi Comunitari che in passato si sono opposti a successive richieste di modifiche. L’azione in sede comunitaria è stata ostacolata proprio dal Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, contrario ad eventuali procedure di riapertura del Regolamento che avrebbero accolto anche richieste da parte di altri Paesi per prodotti concorrenti con bevande italiane già inserite nell’elenco.

Nel decennio a cavallo del 2000 il mercato delle bevande alcoliche mostra nel complesso un andamento negativo della domanda. Al contrario, la domanda del liquore di mirto è in controtendenza e registra una marcata crescita anche e soprattutto per la penetrazione del prodotto sia nel mercato nazionale sia in quello internazionale. Il successo del prodotto è comprovato anche dai tentativi d’imitazione e dall’adozione di processi che contrastano con le direttive e le finalità del Disciplinare di produzione e degradano l’immagine del prodotto. Il Disciplinare prevede infatti l’utilizzo di materia prima prodotta esclusivamente in Sardegna, la trasformazione in aziende site nel territorio regionale, l’adozione dell’infusione per macerazione, l’assoluto divieto d’impiego di additivi, con particolare riferimento ai coloranti.

Utilizzo del prodotto

Per le sue proprietà, il Mirto di Sardegna s’inserisce fra i digestivi, pertanto va degustato dopo i pasti, anche se molte persone lo gradiscono anche come aperitivo. Il modo migliore di apprezzarlo è consumarlo ghiacciato, versato da bottiglie tenute in congelatore.

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Alcune pasticcerie isolane lo usano nell’impasto di farcitura dei cioccolatini.

Le bacche di mirto, oltre che la preparazione del liquore sono utilizzate anche per altri impieghi, come ad esempio per i prodotti di linea di cortesia con l’essenza di Mirto, per offrire ai turisti una tipicità anche nei prodotti che l’ospite trova a sua disposizione nell’Albergo: shampoo, bagno doccia, ecc

RICETTA da Giallozafferano.it

Mettete le bacche di mirto in un recipiente a chiusura ermetica abbastanza grande da contenere sia le bacche che l’alcool.
Coprite le bacche di mirto con l’alcool e lasciate riposare il tutto in un posto buio e fresco per almeno 40 giorni, agitando di tanto in tanto il recipiente.
Trascorso questo tempo filtrate l’alcool dalle bacche di mirto e dai residui e strizzate delicatamente le bacche con un canovaccio o con della stamina per ricavarne tutti i succhi e le essenze che hanno assorbito.
Nel frattempo preparate uno sciroppo facendo bollire l’acqua, e sciogliendovi lo zucchero; una volta ottenuto lo sciroppo, fatelo raffreddare e poi miscelatelo con l’alcool aromatizzato. Filtrate di nuovo il tutto, imbottigliate e lasciate riposare il liquore così ottenuto per almeno un mese, meglio se due, in un luogo fresco.

Consiglio

E’ possibile modificare le quantità di acqua e di zucchero per rendere il liquore di mirto più adatto al vostro gusto, ricordandovi che se si possiede 1 litro di essenza (con alcool a 90°), unendovi 1 litro di sciroppo si dividerà la gradazione volumetrica dell’alcool per due, quindi si otterrà un liquore che avrà una gradazione di 45° circa. Aumentando la quantità di sciroppo, si otterrà quindi, una gradazione minore.
In alcune zone della Sardegna il mirto viene preparato sostituendo una parte o tutto lo zucchero con l’equivalente peso di miele (spesso di corbezzolo).
Curiosita’

Il periodo migliore per fare il liquore di mirto è senza dubbio nel periodo invernale, infatti le bacche di mirto devono essere raccolte quando hanno raggiunto il loro inconfondibile colore nero e non sono ancora diventate troppo dure; ciò avviene da novembre a gennaio in dipendenza del clima e dell’esposizione dei cespugli di mirto.

Fonti:

Wikipedia
Giallozafferano.it